Nota introduttiva di informatica base
Si è soliti dire che in famiglia c’è sempre bisogno di un avvocato e di un medico: figure martiri cui tutti si rivolgono nel momento del bisogno. A queste io mi permetterei di aggiungerne una: l’informatico. Il vantaggio offerto dall’avere un parente informatico è innegabile: non solo per i più ovvi risvolti pratici, ma anche per la possibilità di imbattersi in fatti interessanti e curiosi.
Giusto due parole sulla sovrascrittura:
Nelle parole del dizionario Garzanti, la sovrascrittura di un file è quella pratica che consiste nel sostituire un file “con un altro file che ha lo stesso nome ma contiene dati più aggiornati”.
Probabilmente il motivo per cui questa particolare definizione mi è rimasta impressa è per il semplice fatto che, pur trattandosi di tecnologia, mi è sembrata una pratica particolarmente umana. Sovrascrivere non significa cancellare: è un sostituire-aggiungere, è un aggiornare – che agisce più o meno in profondità – mantenendo intatto il nome e l’identità.
Liam Young: una breve presentazione
Non è mai facile descrivere in modo sintetico e significativo la vita e il lavoro di una persona. Le parole che emergono con maggior frequenza da una ricerca sul conto dell’australiano Liam Young sono “designer”, “speculative architect”,“regista” e in particolare “world builder”; non sfuggono la sua nomination ai BAFTA, i suoi libri, le sue partecipazioni e contributi accademici, né tantomeno gli innumerevoli altri progetti che appaiono seguire una direzione molto precisa. La sua indagine si muove fra gli spazi della fiction e del documentario e sono il tentativo di design di mondi del futuro, guidato dall’attenzione verso questioni molto attuali come quella ambientale.
Particolarmente rilevante è il suo lavoro Planet City, del 2021, che pare presentare tutte le coordinate necessarie per potersi muovere agevolmente nell’operare artistico del regista. Libro, film ed esperienza di realtà virtuale, presenta una “fictional city for the entire population of the Earth”.
“Planet City explores the productive potential of extreme densification, where 10 billion people surrender the rest of the planet to a global wilderness. […] It is a work of critical architecture – a speculative fiction grounded in statistical analysis, research and traditional knowledge”
Uno spazio utopico, frutto della collaborazione fra esperti, scienziati, che propone un modo innovativo di vivere il nostro pianeta. Ospite di Ted Talk, Young ne descrive i profumi, le sensazioni, il vivere armonico delle innumerevoli culture, in perfetto equilibrio fra la tecnologia e la natura.
Biennale di Architettura 2023: caratteristiche generali
La Mostra di Architettura della Biennale di Venezia del 2023, The Laboratory of the Future, si propone come luogo di incontro e opportunità di scambio per practitioner (termine ombrello scelto per coprire in modo più completo gli architetti, urban designer e collaboratori degli studi partecipanti) da tutto il mondo, concentrandosi su due grandi temi: la decolonizzazione e la decarbonizzazione.
La scrittrice e architetta Lesley Lokko, curatrice della mostra, guarda al futuro e a nuove pratiche per viverlo in modo sostenibile e più completo, arrivando così a legarsi ad altri temi come i diritti umani, le culture, le conoscenze.
Una volta che si conosce la sovrascrittura, non è difficile leggere gli intenti di Lokko in questa chiave, osservando il tentativo della curatrice nella direzione di un aggiornamento del termine e del significato del ruolo di architetto. Lei definisce la storia dell’architettura come “incompleta”: incompleta in quanto la voce predominante fino a questo momento è stata univoca, parziale. La Biennale di quest’anno è un progetto che porta in campo nuove voci e nuovi punti di vista, finora in secondo piano se non addirittura mancanti.
Sempre se si continua a leggere attraverso la lente di analisi sopracitata, non è difficile comprendere perché Liam Young appaia piuttosto interessante e in linea con il progetto.
Liam Young alla Biennale 2023: The Great Endeavor
La 18. Mostra Internazionale di Architettura presenta l’ultimo cortometraggio di Young: The Great Endeavor, ovvero “il grande sforzo”.
Come anche per i precedenti progetti di Young, il regista si dota del supporto di un nutrito team di scienziati, esperti e tecnologi, con il quale dà vita alla visione e al progetto di un possibile futuro. Focalizzandosi sul tema delle emissioni di anidride carbonica, viene presentato il panorama di un “immaginario infrastrutturale”, una risposta collettiva a livello planetario.
In una sala esclusivamente dedicata alla proiezione, supportato dalla musica molto evocativa ed avvolgente di Lyra Pramuk e dalla presenza concreta di innovativi abiti da lavoro – creazioni della costumista Ane Crabtree, il corto si presenta solenne e immersivo. Viene narrato un mondo caratterizzato da strutture immense – situate nel cuore dell’oceano, nel mezzo di un deserto – atte alla rimozione di emissioni di anidride carbonica.
Ancora una volta è possibile ritrovarvi quello che è il punto di forza del lavoro del regista australiano, ovvero la sua grande capacità evocativa: il saper rendere manifesta un’idea carica di speranza. Il suo sovrascrivere prende atto nel suo modo di rendere visibile l’idea di un futuro possibile, realizzabile, trascinando lo spettatore con sé nella propria missione verso una corretta gestione ed elaborazione delle emissioni: permettendogli, più di tutto, di crederlo possibile.
“So often when we see the future depicted in Hollywood science fiction it’s a dystopia, a cautionary tale […] we are so used to stories that are meant to be scaring us straight. But across time we have realized that actually those stories – they don’t really change our behavior: what they do is paralyze us.” (Liam Young, intervista per la National Gallery of Victoria)
Note conclusive: architettura come pratica di sovrascrittura
Il progetto di Lokko si propone come invito all’immaginazione – componente, questa, essenziale per un tentativo di sovrascrittura – che si concretizza nell’esposizione di una varietà di visioni per una possibile pratica architettonica del domani.
L’immaginazione, in questo contesto, può essere vista come un sovrascrivere che germoglia dall’ottimismo: è infine possibile osservare come il progetto di Young, con il suo metodo di world building, dimostri estrema compatibilità verso il proposito cuore della mostra. Nelle parole della curatrice:
“Al cuore di ogni progetto c’è lo strumento principe e decisivo: l’immaginazione. È impossibile costruire un mondo migliore se prima non lo si immagina”