Ho conosciuto Maria tanti anni fa nella nostra piccola città di provincia e da sempre so del suo talento nel disegno, ma non mi sarei mai immaginata che un giorno avrebbe esposto alla Biennale.
Maria ha 26 anni, i capelli lunghi e mossi e due grandi occhi color nocciola, come me vive a Limena (PD) e ha frequentato il Liceo Artistico Pietro Selvatico di Padova, con indirizzo Arti Figurative – Pittura. Nel 2021 ha conseguito il Diploma di Secondo Livello in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia , ma utilizza anche la tecnica dell’incisione calcografica e, nonostante la sua giovane età, ha partecipato a diverse esposizioni.
Ora si trova a Milano dove lavora come illustratrice e questo nuovo ambiente ha portato un cambiamento contemporaneamente nel suo stile di vita e nelle sue tele. Ci siamo viste di recente e mi ha parlato della vita nella “City”,delle sue ultime opere artistiche, del suo approdo alla Biennale di Venezia 2022 e della storia della sua famiglia materna. Ora tutto questo verrà raccontato anche a voi.
In quale modo frequentare l’Accademia ha influenzato il tuo stile personale? Da dove parte la tua ricerca pittorica? Quali sono i materiali con cui hai più familiarità ora?
L’Accademia è stata una vera e propria scuola di vita. Si entra al mattino presto e si esce la sera. È come se fosse un lavoro a tutti gli effetti e, come tale, ha i suoi pregi e difetti. L’Accademia di Venezia è stata per me un ambiente molto ricco, libero, pieno di stimoli e nuove idee, colmo di persone diverse con cui potersi confrontare e crescere (e, in parte, mi ha ricordato il mio amato Liceo Artistico). Certamente per alcuni versi frequentare i corsi a Venezia è stato molto duro, non solo per l’impegno di esserci ogni giorno (la frequenza obbligatoria e la vita da pendolare non hanno di certo aiutato), ma soprattutto perché qui ho conosciuto la competizione. Credo che l’aspetto più costruttivo dell’Accademia sia stato quello del confronto con l’altr*, poter parlare con ragazz* più grandi, scambiarsi opinioni in particolare con chi ha conseguito un indirizzo alternativo al mio. In particolare perché nei vari laboratori non si è suddivisi per età o anno d’iscrizione ai corsi; dunque, mi sono ritrovata attorno persone sempre nuove e diverse da me anche nello stile. È stato molto bello osservare da vicino il modo in cui ognun* lavora, sviluppa le sue idee e trasforma la grande tela bianca in un’opera d’arte. La mia ricerca stilistica è partita in maniera molto semplice e “naturale”: ho iniziato disegnando piante del mio giardino che pian piano hanno lasciato “entrare” delle figure umane nelle tele. Inizialmente queste figure apparivano come fantasmi, ma dipinto dopo dipinto sono diventate sempre più definite, precise e ricche di dettagli, ma sempre tralasciando i tratti somatici, perché questi elementi non mi sono mai interessati particolarmente. Credo che il confronto con i/le collegh* e con i professori sia stato fondamentale per acquisire le capacità di realizzare e di esprimere a modo mio ciò che volevo rappresentare.
Le tecniche con le quali ho imparato ad avere più familiarità nel mio percorso di studi sono l’acquerello e l’olio: li utilizzo a periodi alterni. L’acquerello ha una stesura rapida e immediata, mentre l’olio richiede più tempo, sia per la stesura che l’asciugatura; ciò mi permette di meditare a lungo sulla composizione e il contenuto che voglio rappresentare. Richiede più impegno mentale oltre che manuale, in fin dei conti però credo che questa sia la tecnica migliore.
Come definisci il tuo stile ora e quanto credi che sia importante ripartire dalle origini per ricercare la propria strada?
Al momento definirei il mio stile con la parola “figurativo”. Come dicevo, all’inizio dipingevo piante, paesaggi ed elementi della natura, poi mi sono accorta che mancava qualcosa di mio. È stato fondamentale in questo senso la riscoperta delle mie origini, in particolare della parte materna della mia famiglia.
Mentre mi domandavo in che modo modificare le mie tele, un giorno mia madre è tornata a casa con degli scatoloni pieni di foto di famiglia e da lì è partita una nuova ricerca artistica. Ho inserito tra le piante delle mie tele nuove figure umane riprese da queste miriadi di fotografie; inizialmente erano delle semplici silhouette alle quali man mano ho aggiunto nuovi dettagli. Non ho mai dipinto i volti delle persone, non perché non sia in grado o per una questione di privacy, ma perché mi piace pensare che le persone che osservano i miei lavori possano ritrovarsi in questa parte mancante.
Mia mamma è nata in Siria da padre italiano e madre siriana: mio nonno era pugliese e si era trasferito in Arabia Saudita in cerca di fortuna dove si è con una donna siriana. Diversi anni dopo la famiglia si è trasferita a Padova quando mia madre e suo fratello erano ancora piccoli. Qui ha conosciuto mio padre e poi sono nata io. Le foto ritrovate rappresentano mondi e luoghi lontani, il Medioriente prima di come appare ora, mia nonna prima di essere nonna, volti di persone mai viste, cibi e abiti appartenuteti ad un’altra epoca. Guardandole mi sono riscoperta in prima persona prima di trovare un nuovo modo di dipingere. Direi che nel mio caso il partire dalle mie origini e darne una restituzione pittorica sia stato fondamentale (altrimenti la mia ricerca non ci sarebbe) e anzi, credo sia un dono prezioso quello di possedere tanti frammenti di memorie della propria famiglia!
Ci sono state altre esperienze artistiche oltre all’Accademia che ti hanno formata?
Tra le diverse esperienze artistiche a cui ho partecipato quella che mi ha formato di più è stata l’esperienza a “MAC – Studi d’Artista”. Si tratta di una residenza d’artista offerta dal Progetto Giovani del Comune di Padova, ho partecipato al bando e sono stata selezionata per l’edizione del 2022. Ho lavorato alle mie tele in uno spazio condiviso con altri giovani artisti per la durata di 9 mesi. Qui per la prima volta mi sono messa in gioco con pratiche artistiche diverse e con persone con background e studi diversi dai miei, c’era chi aveva studiato allo IUAV o al Conservatorio, non tutti provenivano dall’Accademia come me. In quei mesi ho avuto l’occasione di fare esperienze, sia artistiche che non, che mai mi sarei aspettata di vivere: ho partecipato ad una performance collettiva (espressione artistica di cui non avevo ancora sperimentato nulla) e sono riuscita a realizzare una piccola pubblicazione di mie opere personali. Questo spazio condiviso era situato in una zona di Padova vicino la stazione che da qualche anno è parte di un progetto di riqualificazione dell’area e noi giovani artisti eravamo chiamati a partecipare. Lo abbiamo fatto prevalentemente coinvolgendo gli abitanti della zona. Io ho deciso di farlo attraverso il mio progetto personale chiamato “Ricettario”. Ero sicura che, come le foto, in ogni famiglia ci fossero delle vecchie ricette da recuperare e così ho fatto, chiedendo porta a porta se potessero e volessero condividerle con me. Ricette tramandate nelle generazioni, scritte in un foglio di carta stropicciato e, rivisitazioni di ricette tradizionali così come quelle più classiche. Mi interessava calarmi nell’intimità degli abitanti della zona in questa maniera, in particolare dopo l’esperienza pittorica della riscoperta della mia famiglia attraverso le foto.
Il mio progetto personale non solo mi ha dato molta soddisfazione per il risultato ottenuto, ma è stato un pretesto per conoscere le persone del posto ed entrare in contatto con loro. Questa esperienza ha dato origine a un lavoro “collettivo” nel quale mi sono occupata a coinvolgere intere famiglie.
Compleanno di Pino, olio su tavola, 22x17cm, 2022
In generale ogni bando o concorso a cui ho partecipato mi ha sempre dato qualcosa perché ogni volta mi ha permesso di mettermi in gioco, confrontarmi e creare qualcosa di nuovo.
Sei una giovane artista e hai avuto anche l’occasione di esporre le tue opere in diversi contesti, ma com’è stato essere selezionati per il padiglione Venezia alla Biennale 2022?
Ho fatto una semplice domanda di partecipazione al bando a gennaio 2022, come faccio di frequente per riuscire a ritagliarmi uno spazio nel contesto pittorico contemporaneo. Prima di esporre al Padiglione Venezia avevo già partecipato a diverse mostre e concorsi in molte regioni d’Italia, ad esempio: la 102ma Collettiva Giovani Artisti, mostra organizzata dall’Istituzione Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia; la mostra finale del Premio Combat Prize, (LI) e con un’opera di incisione a CArnello cArte ad Arte – XXXVI Premio Fibrenus, mostra che si è tenuta a Isola del Liri (FR). A marzo mi hanno contattata per dirmi che ero scelta come vincitrice del Primo Premio, è stata un’emozione grandissima! È stata la prima volta nella mia vita in cui sono arrivata prima ad un concorso (finalmente) e la soddisfazione personale è stata tanta trattandosi di una istituzione come la Biennale. La notizia della vittoria è stata magnifica così come la cerimonia di inaugurazione: ho vissuto un’esperienza completamente nuova; non mi era mai capitato di avere tanti riflettori puntati addosso, con la presenza della stampa, videocamere, curatori importanti, il sindaco di Venezia, il Ministro della Cultura e anche l’immancabile Vittorio Sgarbi.
Un altro momento molto significante che ho vissuto è stato quando ho realizzato la mia prima mostra personale presso l’Oratorio della Beata Vergine del Rosario nel Comune di Limena (PD) dal 2 all’11 settembre 2022. Si tratta di una piccola chiesa sconsacrata davvero molto suggestiva, mi è stato concesso l’intero spazio espositivo e ho potuto allestire la mostra in totale autonomia, cosa che non avevo ancora avuto occasione di fare. Ho ricevuto un grandissimo supporto dalla comunità locale, c’è stata tantissima affluenza di visitatori, così come sono stata sostenuta dal Consiglio Comunale che ha da subito creduto in me. Direi che queste due esperienze sono state davvero significative e mi hanno portata al punto in cui cui mi ritrovo oggi. Non riesco ad immaginare di fare altro se non dipingere per il resto della mia vita.
Quanto è importante credere nei propri sogni? Che consiglio daresti ai giovani artisti di oggi?
Credere nei propri sogni e perseverare nella loro riuscita è fondamentale, ma purtroppo non basta, ci vuole anche una buona dose di fortuna e di conoscenze per continuare a lavorare e vivere nel mondo dell’arte: al giorno d’oggi bisogna davvero sgomitare per farsi notare e apprezzare perché è un mondo molto elitario, competitivo e complesso. Io ho sempre amato dipingere e non avrei saputo fare un percorso diverso, ho avuto in primis un grande supporto e fiducia dai miei genitori e amici che non mi ha fatto dubitare delle mie scelte.
In ogni caso, agli altri darei lo stesso consiglio che do a me stessa da sempre: fai SEMPRE ciò che ti piace e CREDICI.
Ringrazio Maria Pilotto per avermi concesso questa breve intervista e per avermi fatto entrare nel suo mondo, raccontandomi le sfide cui i giovani artisti devono imparare a convivere per riuscire ad affermarsi nel mondo dell’arte di oggi. L’arte non è fatta solo di grandi nomi e personaggi famosi e controversi, ma credo che dobbiamo abituarci all’idea che questo sia un mestiere che richiede impegno, studio e la capacità continua di mettersi in gioco riscoprendo sé stessi, come Maria mi ha dimostrato.