Le patere di Venezia

Fra gli elementi più tipici del paesaggio urbano veneziano, al di là dei ponti, dei canali e dei campi, si possono trovare dei dettagli ben più piccoli, ma altrettanto iconici. Fra questi vanno sicuramente annoverati i barbacani, tipico elemento architettonico delle città venete, i capienti comignoli dalla forma sfiancata, e, infine, le patere parietali.

Come si pronuncia patera? Con un accento sulla prima a. Pàtera. Che cos’è? Una patera è un elemento decorativo, un rilievo, un medaglione, tipicamente esposto sulle facciate dei palazzi signorili di Venezia. Il termine è mutuato dall’archeologia classica. Le patere dei latini e dei greci erano infatti delle scodelle o dei piatti poco profondi, spesso decorati. I bassorilievi a disco che decorano le facciate classiche delle dimore signorili veneziane ricevettero dunque questa stessa denominazione nel XIX secolo per analogia con quelle coppe a noi pervenute dall’antichità classica.

Fondaco dei Turchi, facciata sul Canal Grande. Una fila di patere circolari è ben visibile nello spazio sopra gli archi e le finestre.

Le patere veneziane possono essere descritte come dei medaglioni ornamentali realizzati nei tipici materiali costruttivi di pregio della Repubblica di Venezia: la pietra d’Istria o, meno frequentemente, il marmo greco. La loro datazione parte dal Medio Evo (X sec. Circa) e prosegue fino al XV secolo. Grazie alle pratiche di revival architettonico e decorativo dell’Europa del XIX e del XX sec, nuove patere tornarono a decorare i palazzi veneziani restaurati con uno spirito romantico che  idealizzava e stilizzava i motivi e le pratiche decorative del passato premoderno. Un esempio concreto della riproposizione delle patere è rappresentato dalla facciata sul Canal Grande del rinnovato Fondaco dei Turchi, il cui restauro venne svolto principalmente tra il 1869 e il 1870.

Ai miei occhi di studente delle culture del cosiddetto Medio Oriente, l’iconografia di questi medaglioni in pietra mi è sembrata in qualche modo familiare. Questi medaglioni, infatti, rappresentano principalmente degli animali, singoli o a coppie, racchiusi in una cornice. 

Il pavone, animale simbolo di regalità, l’aquila, simbolo di giustizia, la lepre, animale impuro, il leone, la virtù, e ancora draghi e quadrupedi non meglio identificati fanno tutti la loro comparsa in questi dischi decorativi. Raramente le patere hanno un soggetto umano, e più spesso possono invece contenere un motivo astratto. Tuttavia, nella sua forma più tipica, il soggetto è rappresentato senz’altro da personaggi del mondo animale. 

La rappresentazione animale o mostruosa sugli elementi decorativi in facciata costituisce un tipico uso apotropaico nell’ornamentazione architettonica. Fin dall’antichità, infatti, chimere e animali lignei, fittili e di pietra dovevano spaventare e cacciare con un gesto magico gli spiriti maligni interessati a danneggiare chi risiedeva nell’edificio così decorato.

Al di là della funzione simbolica ed estetica di queste decorazioni, vale la pena soffermarsi sui contenuti di queste raffigurazioni fantasiose. Da dove provengono questi soggetti?

C’è chi associa queste figure di animali, a volte esotici, ai lontani viaggi dei mercanti veneziani: l’uso di questo tipo di simbologia sarebbe dunque un richiamo alle terre esotiche visitate, rappresentate così simbolicamente sulle facciate dei palazzi di questi avventurosi mercanti una volta tornati a Venezia. Molti dei motivi di animali possono essere però rintracciati già nell’arte paleocristiana e in quella bizantina, infatti lo stretto rapporto primigenio tra Bisanzio e Venezia e l’influenza anche artistica esercitata dall’Impero Bizantino sulla cultura della città lagunare sono cosa nota. Altri motivi sono poi riconducibile alle arti figurative orientali. Infine, vale la pena ricordare come nel portale maggiore della Basilica di San Marco sia presente un ricchissimo arco decorativo dove si possono scorgere figure simili a quelle rappresentate nelle patere di cui stiamo parlando.

Portale Maggiore della Basilica di San Marco. Gli archi decorativi in rilievo presentano dei soggetti simili a quelli delle patere visibili nei palazzi cittadini.

Nelle patere veneziane è possibile leggere un significato allegorico, in alcuni casi esso ci sembra oscuro, in altri ci appare più chiaro. Il leone che abbatte il quadrupede, ad esempio, rappresenta piuttosto chiaramente la vittoria della virtù sul vizio. Più in generale, sembra che il combattimento tra animali sia un motivo addirittura ricollegabile all’universo decorativo dell’Antico Vicino Oriente.

Quante patere sono presenti a Venezia, sparse sulle facciate dei palazzi? Centinaia, senza dubbio. Per vederle basterà però fare un po’ di attenzione mentre si passeggia per le calli della città: alzando lo sguardo di tanto in tanto sarà facile notarne qualcuna. 

L’arte non risiede infatti solo negli interni dei grandi palazzi tutt’oggi visitabili o sulle facciate delle antiche chiese sparse qui e là. Spesso, in piena luce e sotto i nostri occhi- e sopra le nostre teste-  si trovano delle piccole decorazioni che hanno bisogno solo di un rapido sguardo per essere apprezzate in tutta la loro bellezza e semplicità. E questo è sicuramente il caso delle patere veneziane.

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