La mostra “Frida Kahlo e Diego Rivera: arte e vita nel Messico moderno” è stata inaugurata il 14 febbraio per concludersi il giorno 4 giugno al Centro Culturale San Gaetano di Padova. Qui sono state esposte opere di arte messicana del primo Novecento appartenenti alla collezione dei coniugi Gelman. I due sono stati dei grandi promotori culturali e hanno permesso a diversi artisti di Europa e Sud America di conoscersi, arrivando negli anni a poter contare su numerose collezioni. Quella più famosa è stata donata al MET di New York dove erano presenti quadri di Picasso, Matisse, Chagall, Giacometti e molti altri.
Tutto ciò che è stato esposto alla mostra di Padova proviene da un periodo cruciale della storia del Messico, un momento di grandi trasformazioni politiche, sociali e culturali. Nel 1910 iniziò un conflitto civile che durò quasi un decenni e si concluse con la fine della dittatura di Porfirio Díaz. Successivamente, il nuovo governo di Alvaro Obergon si impegnò nella ricostruzione del Paese, adottando politiche che abbracciavano gli ideali rivoluzionari. Iniziò così un grande periodo di cambiamento in cui vennero attuate delle riforme agrarie e soprattutto scolastiche: all’educazione veniva riconosciuto infatti un ruolo fondamentale per lo sviluppo del nuovo stato messicano. La crescita del paese non avvenne soltanto attuando nuove riforme, ma anche, e soprattutto, attraverso la promozione culturale e artistica. Fu proprio l’arte che tra gli anni ’20 fino agli anni ’50 assunse un ruolo cruciale nella rinascita della nuova nazione. Nel corso dei decenni successivi alla Rivoluzione, il ministro dell’Istruzione affidò a molti artisti l’incarico promuovere la cultura del paese. La fotografia , in particolare, assunse un ruolo fondamentale per il Messico post-rivoluzionario, il governo promosse diverse pubblicazione di fotografie di opere di architettura precolombiana e precoloniale. Ripartire dalle origini in vista di un futuro più prospero divenne un vero e proprio mantra. Da parte del Governo vennero commissionate una serie di opere pubbliche agli artisti più famosi del momento. I giovani talentuosi muralisti come Diego Rivera, David Alfaro Siqueiros e José Clemente Orozco vennero incaricati di lavorare sui principali edifici pubblici, uno di questi è il murales realizzato per la Scuola Nazionale Preparatoria di Città del Messico realizzato dal 1922 al 1926. In questo contesto Frida Kahlo e Diego Rivera emersero come leader del movimento artistico messicano moderno, la loro arte rifletteva l’anima del Messico e contribuì a consolidare l’immagine di un paese ricco di tradizioni e storia.
Le opere che sono state esposte al Centro Culturale San Gaetano appartengono alla collezione di Jacques e Natasha Gelman, due grandi mecenati del “secolo breve”. Nel Novecento la vecchia committenza cedette il suo posto a nuove figure di promotori culturali, come galleristi e collezionisti. Quello che è accaduto in Messico con i coniugi Gelman incarna perfettamente il nuovo modo di fare arte. Jacques Gelman fu un ebreo di San Pietroburgo, studiò a Berlino e visse a Parigi, per poi stabilirsi a Città del Messico dove iniziò a lavorare come produttore cinematografico. È nella capitale che conobbe sua moglie, Natasha Zahalkaha, di origine morava. Entrambi si allontanarono dal vecchio continente per poter vivere nel Messico che, dopo i sanguinosi conflitti, era diventato il paese che seduceva intellettuali, artisti e personaggi del mondo intero. Jaques e Natasha hanno vissuto in simbiosi con i personaggi chiave che animano il panorama politico e culturale del Paese. Con Frida Kahlo e Diego Rivera svilupparono un legame profondo al di là di qualsiasi ideologia e, grazie alla loro connessione speciale, Jacques e Natasha ottennero molte delle loro opere d’arte. I due coniugi viaggiarono molto, tra le Americhe e l’Europa, aprendo le porte della loro casa a diversi artisti internazionali permettendo loro di conoscersi. È così che nel 1939 Frida arrivò a Parigi e conobbe i surrealisti e partecipò a diverse esposizioni nella città. Nello stesso anno il Louvre acquistò “The Frame”, un autoritratto dell’artista ormai diventata celebre nella capitale francese. Fu la prima opera di un’artista messicana ad essere acquistato da un museo di fama internazionale.
L’allestimento della mostra al Centro Culturale San Gaetano cominciava, nella prima delle nove sale, con i ritratti dei coniugi Gelman per concludersi con i ritratti di Diego e Frida. Il percorso si estendeva su un orizzonte diversificato, oltre all’intreccio della coppia Gelman- Kahlo Rivera sono emersi artisti come Rufino Tamayo, María Izquierdo, David Alfaro Siqueiros e Angel Zárraga, i quali incarnano le vibranti influenze provenienti dalla cultura precolombiani. La mostra ha riunito fotografie, opere su carta, tele e persino uno spazio dedicato ai capi d’abbigliamento, coinvolgendo a pieno il visitatore nella società messicana del primo Novecento non solo con i dipinti. In mostra c’è stata una grande presenza di foto, perché la fotografia così come il cinema, l’architettura, la politica e la pittura sono state essenziali per il “Rinascimento Messicano”. Lo stesso padre di Frida Kahlo, Guillermo Kahlo, è stato un fotografo di rilevale importanza.
Come molti altri, venne inviato dal governo per testimoniare le architetture precolombiane, le sue foto diventarono di grande spunto per diversi artisti, ad esempio, per il pittore Gunther Gerzso. Nella sua opera “Paesaggio Arcaico” presente in questa mostra, l’artista ha recuperato le fotografie di architetture native interiorizzandole in chiave astratta sulla tela. L’ambiente naturale rappresentato è ridotto a forme geometriche sovrapposte. Le forme imitano la lucentezza della pietra verde utilizzata dai popoli nativi.
Nelle ultime sale dedicate a Frida Kahlo apparivano dipinti, fogli di carta, fotografie e abiti tradizionali dai colori vivaci, è qui che si respira perfettamente l’anima artistica messicana del tempo nelle diverse forme d’arte. I vestiti, nonostante non siano quelli personali dell’artista, rivelano una parte fondamentale della società moderna e la riscoperta della moda precolombiana, rimarcando una forte questione identitaria abbracciata pienamente da Frida Kahlo. Ma la moda per l’artista è stata decisamente qualcosa in più.
Un’intera sezione è dedicata al “Modernismo fotografico”. Tutte le fotografie erano esposte sul lato destro delle nove sale, apparendo visivamente come un’unica parete che segue l’intera mostra. Creando così un contrasto, ma anche un eterno dialogo, tra fotografie in bianco e nero e di dimensioni ridotte e quadri di forme diverse e colori brillanti, esposti nelle altre tre pareti di ogni sala. L’illuminazione invece, irradiava ogni singolo quadro dall’alto che emergeva dallo sfondo appositamente scuro e desaturato, mentre il resto della sala rimaneva buia e solenne.
Dopo i mesi di convalescenza passati sdraiata sul letto, Frida Kahlo ha iniziato a indossare abiti simili a quelli esposti (come si può osservare nelle foto a loro affiancati) e, una volta uscita definitivamente dall’ospedale , tentò di recuperare la sua integrità fisica in quanto donna, dopo lunghi periodi trascorsi nella trappola di un corpo che non sentiva suo. Con l’incedente avvenuto in autobus all’età di 18 anni Frida Kahlo ne uscì zoppa, e si dice che indossasse dai tre o quattro strati di tessuto per nascondere la sua camminata. La moda le ha permesso non solo di riscoprire le sue origini, ma di riscoprire e di riappropriarsi del suo corpo.
Questa esposizione ha permesso ai visitatori di poter comprendere il contesto socio- culturale del primo novecento messicano presentando di tutti gli artisti più noti dell’epoca, senza limitarsi solo alle figure di Diego Frida. Proprio per questo, si tratta di una narrazione singolare della storia del Messico. Non ci si è limitati nel raccontare la storia d’amore travagliata di Diego e Frida, ma questa collezione, tra fotografie, abiti e un tripudio di colori e di vita, è riuscita farsi portavoce di quello che è stato il manifesto de la “mexicanidad”.