Il mecenatismo nel mondo dell’arte è un concetto affermato ormai da secoli. Papi e imperatori, aristocratici e uomini di potere, sono sempre stati soliti attorniarsi di artisti nelle proprie dimore in un rapporto simbiotico dove si sponsorizzavano a vicenda, l’uno mantenendo l’artista, l’altro creando capolavori per il committente, creando un forte legame.
É ormai altresì affermato che i veri mecenati del XXI secolo siano le imprese e le aziende, che sempre di più si sono avvicinate all’arte rendendola parte integrante della loro immagine pubblica e dei propri investimenti interni.
Ciò accade nelle forme più varie, possiamo facilmente imbatterci nel finanziamento di restauri importanti, come quello del Ponte di Rialto a Venezia ad opera di OTB e del patron di Diesel, nella creazione di enti con lo scopo di scoprire e promuovere artisti emergenti, tra cui spiccano Fondazione Prada e le sue innumerevoli mostre, piuttosto che quello di mantenere e prendersi cura di collezioni tra le più importanti nel mondo dell’arte contemporanea come ad esempio la Pinault Collection, holding che gestisce i beni artistici dell’omonimo imprenditore principalmente tra Palazzo Grassi e Punta della Dogana (in Italia, e che lo scorso autunno ha aperto la nuova sede espositiva parigina della Borsa di Commercio).
Possiamo quindi dichiarare che le operazioni delle aziende private non solo calchino il palcoscenico del panorama artistico contemporaneo, ma arrivino a dettarne le regole e a guidarne il percorso. La comunicazione affidata alle scelte artistiche diventa un modo per dare un’ulteriore prospettiva all’immagine dell’azienda attraverso un riconoscimento del valore dell’arte stessa. Lo storytelling che nasce grazie a queste operazioni porta la simbiosi tra arte e industria ad un livello successivo.
All’interno di questo contesto di ricerca e sinergia si colloca Ultravioletto, un progetto innovativo a cura di Sonia Belfiore che promuove le ricerche artistiche più interessanti del panorama nazionale. Si tratta di una tipologia innovativa e più sviluppata di mecenatismo, sotto forma di una vera e propria collaborazione tra azienda e artista. Essi, infatti, partecipano entrambi attivamente alla produzione dell’opera d’arte, unendo i materiali e la conoscenza tecnico industriale della prima con la sensibilità e creatività artistica del secondo.
Come primo step azienda e artista si scelgono vicendevolmente per comunità d’intenti e obiettivi, dando luogo fin da subito ad un interessante e stimolante dialogo atto alla produzione dell’opera finale. Da qui si comincia a raccontare l’impresa italiana con le parole dell’arte contemporanea promuovendo al contempo il lavoro e la ricerca dell’artista stesso. Ultravioletto si concretizza quindi in una residenza di breve durata in cui gli spazi aziendali diventano il nuovo laboratorio creativo dell’artista, che viene cosi portato a conoscere e sviluppare, testando in prima persona, le tecniche e i materiali dell’ente ospite.
Il contrasto è enorme: la serialità e meccanicità della produzione industriale diventano il punto di partenza per la creazione di un’opera plasmata dalla creatività e dalla ricerca artistica di qualcuno completamente estraneo al contesto. Differentemente dal mecenatismo che siamo soliti vedere, qui la collaborazione è totale ed essenziale per la nascita del prodotto finale. Ci si trova ad unire due mondi spesso separati portando l’abilità tecnica e il know-how pratico all’artista e raccontando materiali e azienda in un modo innovativo e creativo.
Ciò che fisicamente rimane è quindi un’opera di proprietà dell’artista, destinata ad essere mostrata al pubblico esibendola in mostre ed esposizioni, ed una prova d’artista di proprietà dell’azienda, è esposta invece negli spazi della stessa, a dialogare con la quotidianità della sua realtà. In questo modo lo spazio industriale di lavoro si arricchisce di installazioni artistiche e allo stesso tempo, tramite la circolazione della seconda copia dell’opera, viene rappresentato, raccontato e scoperto fuori dalla sua realtà locale.
Il progetto, lanciato nel 2021, vede già tre collaborazioni realizzate che fungono da manifesto ed testimonianza della sua efficacia.
La prima è quella di Federico Cantale x VENETIAN GOLD. Il materiale di riferimento di questa ditta è la pietra, di cui mira ad esaltarne la bellezza naturale occupandosi di tutte le sue fasi lavorative, dall’estrazione e selezione dei blocchi, alla progettazione del taglio, fino alla posa finale; Federico Cantale, invece, è un giovane artista che coglie la sua ispirazione nel quotidiano per creare opere suggestive al contempo familiari e perturbanti. L’opera finale, Felina, è un austero e mistico gatto nero, realizzato con una serie di lastre sovrapposte del granito Fantastic Black, un materiale esclusivo dell’azienda di cui è riuscito a esaltare le proprietà e la bellezza in un’opera elegante e raffinata.
La seconda opera realizzata è invece Sffsssshh, nata dalla collaborazione di Giulia Poppi x Plastopiave. L’azienda è leader nel settore dei contenitori in plastica nei più diversi settori, mentre l’artista ha alle sue spalle una ricerca fortemente basata sui materiali sintetici e le loro caratteristiche tattili e di interazione con lo spazio e la luce. Proprio da uno di questi, il PETG vergine, un materiale industriale grezzo che serve da base per la creazione di altri speciali prodotti, Giulia Poppi è stata incantata, riuscendo a vedere nei granuli plastici una preziosità e una forza comunicativa inaspettati. Così ha realizzato un’installazione ambientale che si muove plasticamente negli spazi aziendali mostrandosi al visitatore come un organismo unico che fa suo l’ambiente circostante usando la luce per modellarsi in maniera inedita.
L’ultima opera, infine, nasce dalla residenza di Nicole Colombo x Nord Resine. L’azienda, come suggerisce il nome, fornisce un’ambia gamma di sistemi impermeabilizzanti industriali e decorativi a base resinosa, mentre l’artista si è spesso occupata di immaginare nuove narrazioni decontestualizzaste in spazi altri dove crea e inserisce avatar. L’opera nata da tale collaborazione è un’enorme ciocca riccia di capelli neri in fibra di carbonio che si rifanno al personaggio mitologico di Lilith, donna dai lunghi capelli, erotica e disturbante perché simbolo di un’emancipazione dirompente, genitrice e portatrice di sciagura: la sua figura spesso è legata a fenomeni naturali e circondata da un’aura inquietante ma affascinante nel suo muoversi fluido e sinuoso, come un boccolo riccio. Questa femme fatale nella fibra sintetica sancisce la sua natura dicotomica tra il mondo industriale e quello organico in quanto elemento base di quest’ultimo.
Ultravioletto si propone quindi di mettere in comunicazione realtà solitamente nettamente sparate tra loro portando ad una contaminazione tra i due mondi estremamente prolifica e fruttuosa. Ci spinge ad una visione dell’arte inedita; in un’epoca in cui siamo ormai abituati a convivere con la produzione industriale e la commercializzazione delle opere, questo progetto ci propone che le due non siano unite solo da un mero espediate comunicativo, ma intraprendano assieme un processo che porta alla genesi di situazioni uniche e non convenzionali.
È sicuramente curioso assistere all’evoluzione di questo progetto, e nel corso del tempo, osservare come le diverse combinazioni tra artisti e aziende possano dar luogo ad elaborati completamente differenti. Occhi aperti quindi per le prossime collaborazioni in cantiere, tra cui quella tra Caterina Morigi e Masutti Marmi & Graniti, azienda specializzata in ceramiche e pietre naturali, iniziata questa settimana, e a settembre la residenza di Alice Ronchi e Tecnodinamica, azienda leader a livello internazionale nella progettazione e produzione di macchine ed impianti per la produzione e lavorazione di polistirene espanso (EPS).