Nel corso dei secoli, il Veneto è stato polo di attrazione per centinaia di artisti alla ricerca di committenza pubblica e privata e luogo di promozione culturale e intellettuale di primaria importanza. Agli inizi del Quattrocento, il Veneto era una delle regioni italiane in cui era maggiormente vivo il gotico internazionale e, dagli anni Trenta del XV secolo, le città venete intrattennero una serie di scambi con Firenze e la Toscana che portarono alcune novità importanti per l’arte rinascimentale e il soggiorno sul territorio di personalità di spicco.
Tra di esse, di primaria importanza è la permanenza di Donatello a Padova, culla dell’umanesimo grazie alla presenza dell’Università: un ambiente con una lunga tradizione iniziata con il soggiorno di Francesco Petrarca. Questi sono solo alcuni esempi dell’importanza che la regione ha assunto lungo i secoli per lo sviluppo intellettuale e artistico dell’intera Nazione e dell’Europa, si citi ad esempio il soggiorno di Albrecht Dürer e quindi gli scambi artistici ma anche commerciali con le Fiandre e la Germania meridionale.
Ho preso in considerazione solo un paio di secoli che valgono come esempio dell’influenza che il Veneto ha mantenuto anche nei secoli successivi sulla cultura europea e nazionale, per arrivare a soffermarmi sulla situazione contemporanea e in particolare su quelli che sono i riconoscimenti culturali più importanti del nostro territorio nazionale. Una di queste iniziative è la nomina della Capitale italiana della Cultura: nessuna città della regione Veneto è riuscita ad ottenere l’ambito premio, sebbene due siano state tra le dieci candidate per il 2024. Questo dato di fatto merita certamente una riflessione sul valore del riconoscimento stesso e, al contempo, sulle controversie generate dalla scelta della Città italiana della Cultura.
La nomina di Chioggia e di Vicenza tra le dieci città candidate nel 2024 a Capitale italiana della Cultura è certamente conferma del valore dell’immenso patrimonio culturale posseduto dalla regione. Vicenza è stata riconosciuta patrimonio dell’Unesco nel 1994 per la presenza delle opere di Andrea Palladio che rendono la provincia unica; Chioggia è stata selezionata per la sua collocazione in un’area geografica unica al mondo tra il mare adriatico e la laguna di Venezia. Nonostante queste caratteristiche, la nomina a capitale italiana della cultura per il 2024 è stata vinta da Pesaro.
Ogni anno la città vincitrice viene designata dal Ministero della cultura e da una commissione di sette esperti nominati dallo stesso. Il progetto nasce nel 2014 da un’iniziativa di Dario Franceschini, allora ministro per i beni e le attività culturali, dopo la nomina di Matera come capitale europea della cultura. Insieme a Matera, le altre città italiane che erano state considerate per la nomina a capitale europea furono: Cagliari, Lecce, Perugia, Ravenna e Siena che ottennero il titolo a capitale italiana della cultura congiuntamente per l’anno 2015. A partire dall’anno successivo, la selezione della capitale avviene tramite un bando di concorso indetto dal ministero della cultura.
Fanno eccezione gli anni 2021 e 2023: nel 2021 infatti, a causa della pandemia Covid-19, si è deciso di mantenere come capitale della cultura la città di Parma, vincitrice del premio per il 2020; nel 2023, sempre a causa della pandemia, sono state nominate le città di Bergamo e di Brescia al fine di promuovere il rilancio socio-economico e culturale dell’area più colpita dal Covid-19.
Questa iniziativa è volta a valorizzare i beni culturali e paesaggistici della città nominata e a migliorarne i servizi rivolti ai turisti grazie ad un cospicuo finanziamento. I principali obiettivi sono dunque: il miglioramento dell’offerta culturale e il rafforzamento della coesione e dell’inclusione sociale, lo sviluppo dunque della partecipazione pubblica e il rafforzamento degli attrattori culturali a fini turistici. Inoltre, viene data particolare importanza all’utilizzo delle nuove tecnologie, con la finalità di includere maggiormente le nuove generazioni e di migliorare l’accessibilità. Vanno poi perseguiti i 17 obiettivi fissati dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU, come ad esempio: la sostenibilità, un consumo e una produzione responsabile, l’energia rinnovabile e la riduzione delle disuguaglianze.
L’iniziativa italiana prende dunque avvio dalla nomina della Capitale europea della cultura ma sono state evidenziate delle differenze sostanziali tra i due bandi: laddove nei criteri UE assume rilevanza il legame che si crea tra l’infrastruttura europea e l’intreccio di uomini e conoscenze culturali, in Italia il bando è volto maggiormente allo sviluppo dell’area con la finalità di incrementare il turismo. Si è visto che i vantaggi economici della nomina, derivati principalmente dall’incremento del turismo, cominciano ad essere evidenti due anni prima dell’evento e continuano a perdurare fino a cinque anni dopo. In Italia, i finanziamenti ottenuti dalla città vincitrice vengono utilizzati per interventi di natura infrastrutturale: riqualificazione urbana, interventi sui trasporti, ammodernamento museale e restauri dei beni culturali.
Per l’anno 2023, tra i lavori più importanti ci sono stati: la riqualificazione e il restauro del Museo della Storia di Bergamo, la realizzazione del nuovo allestimento del Capitolium e la valorizzazione e il restauro della Vittoria alata. Inoltre, è stata progettata la “Ciclovia della cultura”, un percorso di 75 chilometri che permetterà ai ciclisti di raggiungere le mura venete di Bergamo, il complesso di San Salvatore e Santa Giulia a Brescia e l’area archeologica del Capitolium.
La finalità, oltre all’incremento del turismo, dovrebbe essere anche quella di aumentare la qualità di vita dei cittadini della città stessa e del territorio circostante. Si può dunque affermare che l’immagine positiva che viene data all’esterno sia stata quasi sempre accompagnata da uno sviluppo dell’identità culturale urbana e da una maggiore partecipazione dei cittadini.
Il bando di capitale italiana della cultura tiene in considerazione anche delle iniziative volte ad un’apertura verso l’Europa e prevede un aiuto importante in quelle città caratterizzate da una forte presenza di comunità marginalizzate. In realtà, la normativa legata all’inclusività rimane spesso un’idea non compiuta, soprattutto per quanto riguarda la nomina italiana, ma anche nell’ambito europeo. Infatti, solo Lille riuscì ad inserire nel programma degli obiettivi sociali con lo scopo di creare uno spazio di visibilità per le diverse culture del mondo. Un esempio è l’iniziativa di Didier Fussillier (direttrice del teatro di Lille), a partire dalla nomina della città nel 2004 a capitale europea della cultura, che prevede che ogni due anni ci siano delle iniziative volte a sostenere e a far conoscere culture differenti: il 2006 è stato l’anno della cultura indiana e il 2008 quello dell’Europa orientale.
I vantaggi non sono dunque automatici: l’iniziativa genera risvolti positivi se viene utilizzata non solo come evento di natura culturale destinato ai visitatori della città ma come processo di sviluppo della stessa. Sono documentati svariati casi, soprattutto italiani, in cui è stata valorizzata solo l’immagine culturale della città all’estero e ciò ha provocato movimenti di protesta dovuti al conflitto tra identità locale e marketing turistico.
È lecito quindi domandarsi se le capitali italiane della cultura favoriscano solo eventi culturali collegati ad istituzioni affermate che rispecchiano i valori e i gusti culturali della borghesia.